Segnalazione: Tra le nuvole

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Titolo: Tra le nuvole

Autore: Franca Marsala

Prezzo: €2,49

Casa Editrice: InFilaIndiana

Data uscita: 14 Luglio 2016

Sinossi:

Tutto ha inizio in un palazzo. Daniele va regolarmente a trovare la zia anziana.

Un sabato incappa in un matto che ha deciso di farla finita. L’uomo, Marco, è seduto sul cornicione.

Daniele, affacciatosi per fumare una sigaretta, lo scorge e, dopo il primo momento di sconcerto, i due iniziano a chiacchierare. Continueranno a farlo per tutto il romanzo, nonostante l’intervento della polizia, che vorrebbe allontanare Daniele e lasciar fare a chi è del mestiere, e quello della zia, che non tollera certi scandali in casa sua.

Marco racconta al nuovo amico che è lì per una donna di cui è innamorato, una donna misteriosa che lo ha coinvolto in una situazione sessuale molto stimolante, che non gli ha impedito, però, di essere insoddisfatto. Quelle poche briciole che gli concede, non gli bastano. Così Marco decide di scoprire di più di lei.

Ma si avvicina a una verità che lo spaventa: la donna è sposata infelicemente, e vuole sfruttare quello che l’uomo prova, per coinvolgerlo nell’omicidio del marito.

Lui acconsente a uccidere solo per tenersi buona l’amante, ma non ne ha l’intenzione. Purtroppo lei, furba, registra le sue parole.

Marco dovrebbe ammazzare il marito proprio quel sabato, ma, nel caso la donna, non vedendolo spuntare, agisse in vece sua, ha pensato di scatenare tutto quel caos, bloccare la strada, allertare polizia e vigili del fuoco, per procurarsi un alibi.

Daniele è sconcertato, anche se segretamente divertito.

Marco, passata la mattinata, decide che è ora di rientrare. Daniele, anche se poco convinto, pensa di non dire nulla alla polizia e di coprire il suo nuovo amico.

Trascorre qualche tempo. Dai giornali, i due scoprono che la donna è stata arrestata, proprio per il tentato omicidio del coniuge. Marco è palesemente dispiaciuto, tanto che Daniele lo rimprovera.

Marco promette di non interessarsi più a lei, di dimenticarla. Daniele è sollevato, ma Marco non ha nessuna intenzione di mantenere la promessa.

Breve biografia autore 

Mi chiamo Franca Marsala, ho quarant’otto anni, la scrittura è sempre stata la mia passione.

Scrivo principalmente racconti, con cui ho partecipato a vari concorsi letterari. Spesso sono arrivata tra i finalisti.

Ho collaborato con le case editrici Cartman, Holden edizioni, Giulio Perrone editore, Edizioni Scudo, Historica, 150strade, Lettere Animate, Il Pavone.

Nel novembre del 2015, un mio testo ha fatto parte di uno spettacolo teatrale, che ha debuttato a Milano, ed è tuttora in tournée.

A dicembre 2015, un mio soggetto è stato trasformato in fumetto dalla casa editrice Astorina ed è diventato una storia di Diabolik.

Ho cominciato il mio primo romanzo, La Tempesta, nel 2011, ispirandomi ai vari casi di cronaca sulla scomparsa di tante ragazze.

A ottobre del 2012, La Tempesta è stato pubblicato in e-book dalla casa editrice Il Pavone.

Il mio nuovo romanzo, Tra le nuvole, un giallo con tocchi di humour, è stato pubblicato a luglio 2016 dalla casa editrice InFilaIndiana.

Nello stesso anno, ho partecipato al concorso Giallo in Provincia, indetto da Delos Digital, e il mio lavoro è arrivato in finale.

A dicembre del 2016, due miei racconti sono stati pubblicati nell’antologia Women in giallo.

Nel 2017, sono stata selezionata al concorso Giallo latino, organizzato dall’Agenzia Omicron, e il mio racconto è stato pubblicato.

Nel 2018, ho partecipato al concorso della casa editrice Jona, e sono arrivata tra i primi cinque classificati. Il mio racconto è stato pubblicato.

Un mio racconto è stato selezionato per l’antologia Assassini in divisa della casa editrice Marsilio.

A dicembre, due miei racconti faranno parte di un’antologia, edita dalla casa editrice Homo Scrivens.

Estratto 

Prologo

Era alto, era vertiginoso, era avventato, era l’unica via.

Lo sguardo fluttuava tra le nuvole, sulla vastità del panorama.

Era silenzioso, lassù, molto di più di quanto si sarebbe aspettato.

Non era così male, pensò, meglio lì che smarrito tra la gente a cercare una difesa.

Bastava essere quieti, serafici, e ogni cosa avrebbe trovato la giusta collocazione.

Almeno lo sperava.

Chiuse gli occhi, e si diresse verso l’ignoto.

L’appuntamento era diventato settimanale. Daniele stava salendo lentamente i gradini. Era quasi arrivato al piano dove abitava sua zia. Le voleva bene, ma questa abitudine di doverle fare visita ogni sette giorni stava diventando gravosa.

Era rimasta vedova da un anno, e aveva tante necessità di cui non poteva più occuparsi da sola. Sarebbe stato utile, logico, trovarle una badante, una ragazza giovane, forte, soprattutto paziente, che le facesse compagnia, e magari qualche lavoro domestico. Purtroppo, come capita spesso con le persone anziane, lei non voleva nessuno in casa, non voleva che un’estranea toccasse le sue cose, i suoi oggetti più cari, per non parlare della biancheria. Impensabile.

Daniele e alcuni parenti stavano cercando di convincerla ormai da mesi. Lui si augurava di farla capitolare, anche per cessare questa pessima consuetudine del sabato.

Odiava doversi alzare alle sette, un giorno che avrebbe potuto poltrire. Sua zia era molto mattiniera, alle sei era in piedi. Lui preferiva farle visita presto per potersi togliere il pensiero e dedicarsi ad altro il resto della giornata. Non poteva perciò neppure lamentarsi con nessuno della levataccia, faceva tutto da solo.

Decise che prima di affrontarla, si sarebbe svegliato meglio con una sigaretta. Cercò nelle tante tasche, tra pantaloni e giubbotto, e trovò il pacchetto. Aprì un po’ di più l’anta di una delle finestre sul pianerottolo e si sporse.

Istintivamente si tirò indietro. Non credeva ai suoi occhi.

Si affacciò di nuovo. Un uomo era in piedi sul cornicione e fissava un punto avanti a lui, forse per non guardare in basso. Si girò sentendoti osservato. Si scrutarono in silenzio per un minuto.

Daniele non sapeva cosa fare, continuava a star zitto e a fissarlo.

– Buongiorno – lo salutò lo sconosciuto.

– Buongiorno – rispose automaticamente Daniele.

Poi guardò in strada: era pieno di gente, polizia, vigili del fuoco, ambulanze, curiosi, giornalisti, un caos totale.

Daniele era passato dal retro dell’edificio e non si era accorto del movimento davanti all’entrata principale.

– Sì, sono qui per me – disse l’uomo sul davanzale.

– Ma lei vuole suicidarsi? – chiese stupidamente Daniele.

– Beh, sì, non sono qui per godermi il panorama, – lo schernì l’uomo, poi, come pentito, aggiunse – mi chiamo Marco, e lei?

– Daniele, ma perché non rientra? – esitò Daniele.

– Perché voglio buttarmi – replicò Marco.

Daniele si passò nervosamente una mano tra i capelli.

– Non dirà sul serio.

– Certo, voglio farla finita, come si dice comunemente. Lei è un poliziotto?

– No – rispose Daniele – sono venuto a far visita a mia zia.

– Abita a questo piano?

– Sì, mi ero fermato per fumare una sigaretta. In casa lei non vuole e poi è anziana, meglio non farle respirare il fumo passivo.

– Ne ha una anche per me? Me la fumerei volentieri.

– Sì – disse Daniele e ne estrasse una dal pacchetto.

Si rese conto che il problema sarebbe stato come dargliela; Marco non si perse d’animo, si avvicinò spostandosi sul cornicione e allungò una mano abbastanza da raggiungerlo. Daniele fu tentato di afferrargli la mano e tirarlo dentro, tuttavia sapeva che poteva essere un azzardo. Non era un esperto, se peggiorava la situazione, quello si sarebbe liberato e ammazzato. No, l’unica cosa da fare era aspettare la polizia. Gli porse anche l’accendino.

– Grazie, mi ci voleva proprio – disse Marco, soffiando il fumo verso le nuvole. – Sua zia abita al decimo piano di un palazzo senza ascensore? Ma è giovane? Quanti anni ha?

– Ottanta, a breve.

– Però… Mi sono stancato a fare le scale, ero affannato, e sua zia, alla sua età, sale e scende?

– Non esce molto, e non riusciamo a schiodarla dalla sua casa, ci vive da sempre.

– Allora è comprensibile, è affezionata.

– Sì, molto. Sopporta qualunque disagio pur di non traslocare.

– Lei ha fretta di andarci? Perché io non tanto, non di sfracellarmi, vorrei un altro po’ di tempo per riflettere, e per parlarne.

– Bene – commentò Daniele. Sarebbe stato tutto tempo guadagnato.

In quel momento lo tirarono dal giaccone, era un poliziotto.

– Lei chi è? – lo interrogò.

– Uno di passaggio – rispose esitante Daniele. – Sono qui per una mia parente, e mi sono trovato, mio malgrado, in questa situazione.

– Bene. Adesso se ne vada e lasci campo libero a noi che siamo del mestiere.

– Molto volentieri – replicò Daniele – non vedevo l’ora di togliermi da questo impiccio.

Marco si era avvicinato alla finestra, abbastanza da poter ascoltare.

– No, no, non deve andare via. Parlo soltanto con lui, se lo allontanate mi butto.

– Va bene, va bene – replicò il poliziotto dopo aver guardato sia lui che Daniele – come preferisce, però non si agiti. Capisco che per lei non è facile – commentò con Daniele – ma quell’uomo pare averla scelta, dovrà tenerlo a bada per un po’. Abbiamo già chiamato un negoziatore, uno che sa il fatto suo, lei lo deve intrattenere fino al suo arrivo, purtroppo ora è preso da un ulteriore allarme.

– Mi raccomando, non lo molli un attimo, gli dica tutto quello che le passa per la testa, in genere questi vogliono sfogarsi e non sempre hanno voglia davvero di buttarsi. Mi dia il suo numero di cellulare per tenerci in contatto – e, segnatolo, scappò via.

Che guaio, pensò Daniele. Marco lo richiamò.

– Mi dispiace – prese atto – è una brutta faccenda per lei, ma lo è anche per me.

– Mi scusi, perché vuole fare una cosa del genere? Mi sembra una persona intelligente.

– Beh grazie, non mi conosce neanche. Comunque, sono stufo, di tutto.

– Lei è giovane. Quanti anni avrà? Forse trenta?

– Magari – sorrise Marco – in realtà ne ho quasi quaranta.

– Davvero? Non l’avrei mai detto. Io ne ho trentotto.

– È sposato?

– Sì, da poco, un paio di anni. Lei?

– No, io no, non mi sono mai sposato. Forse è un po’ per colpa mia, non ho mai trovato la donna giusta, però non ho neanche mai avuto tanta voglia di cercarla.

– Le manca l’amore, forse è per quello che…

– No, per favore – lo interruppe Marco – niente retorica. Non mi manca l’amore, non l’ho voluto io, e poi ho molti amici. Non sono una persona sola: ho una famiglia, dei genitori, degli amici, non è quello il problema. Ultimamente non ho molta voglia di andare avanti, tutto qua.

Quel tipo cominciava a dargli sui nervi. C’è gente che ha un sacco di problemi: mancanza di lavoro, salute, solitudine. Lui invece aveva tutto e voleva ammazzarsi, non aveva senso.

– Lo so cosa sta pensando, di cosa mi lamento? In realtà di nulla.

– Mi perdonerà, ma non la capisco proprio.

Marco sorrise.

– Si vede che non è uno avvezzo a questi contesti, dovrebbe essere più condiscendente con uno che vuole suicidarsi.

– Tanto ha detto che non vuole farlo subito – replicò Daniele pentendosene immediatamente – non volevo, senta…

– Non importa, non importa. La circostanza è nuova per lei. Beh, lo è pure per me. Non tutti i giorni salgo sul cornicione non sapendo cosa altro fare nella vita. A proposito, lei che lavoro fa?

– Sono commercialista.

– Oh, mi dispiace – giocò Marco.

Daniele, punto sul vivo, lo rimbeccò.

– Amo il mio lavoro, lo trovo gratificante.

– Non si offenda, su, scherzavo, lo sa, per alleggerire l’atmosfera.

– Certo che lei – disse Daniele – è un bel tipo.

– Io sono, anzi dovrei dire, ero insegnante di liceo.

– Anche il suo è un bel lavoro gratificante. I ragazzi danno tante soddisfazioni.

– Sì, come no? Non fanno altro che pomiciare, invece di seguire le lezioni.

– Ah, ecco, si sente un po’ frustrato.

– Daniele, non so, potrebbe essere una motivazione, ce ne vuole una pregnante per il mio gesto:, è fondamentale, per i giornalisti, l’opinione pubblica.

– Se non fosse assurdo, comincerei a credere si stia divertendo.

– Diciamo che cerco di prenderla con filosofia, tanto ormai…

– Ma insomma perché vuole farla questa scemenza?

– Abbiamo un po’ di privacy, vero?

– Sì, sì, mi hanno informato che il negoziatore è impegnato, ci vorranno ore prima che si veda.

– Il negoziatore? Siamo in un film americano? Non ho sequestrato nessuno. Tranne lei, forse – sorrise Marco.

– Sono rimasto perché l’ho voluto.

Marco si spostò e, con agilità, si sedette sul cornicione.

Daniele per un attimo fremette.

– Non si allarmi – lo tranquillizzò l’altro. – Quando ero ragazzo, tanti tanti anni fa, per mantenermi all’università, ho lavorato come operaio nei cantieri. Salivo e scendevo dalle impalcature, meglio dell’uomo ragno. L’altezza non mi ha mai spaventato. E a lei?

– No, non soffro di vertigini, però non avrei il coraggio di star lì come fa lei.

– Sul vuoto? Se volevo uccidermi, dovevo scegliere un metodo. Sa, nuoto e non potevo annegarmi; per avvelenarmi, tranne il veleno per i topi, non avrei saputo dove procurarmi l’occorrente. Non parliamo di una pistola poi.

– Poteva impiccarsi – disse Daniele, stando al gioco macabro.

– Non mi andava di comprare la corda. In casa, non ne avevo una abbastanza robusta da reggermi.

– Perché non la pianta? – sbottò Daniele. – Non è per nulla divertente.

– Mi scusi, ha ragione – rispose in tono mortificato Marco. – Che gliene pare se le racconto la mia storia? Le spiego cosa mi ha portato fin qui, a godermi il panorama da un posto diciamo inusuale?

– Sì, finché non ci interrompe la polizia.

– Sì, è probabile, quindi sbrighiamoci. Si accomodi sul davanzale della finestra, interno ovviamente, e comincio.

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