Titolo: PELO ISPIDO
Nome e cognome dell’autore: STEFANO MENEGOTTO
Prezzo dell’ebook: e/o del cartaceo 0,99 \ 5,66
Casa Editrice: Independently published
Data uscita: 14\12\19
Numero pagine: 130
Sinossi: Pelo Ispido è una creatura nata dalla follia di un negromante; un ragazzino zombi con una schiera di cani non-morti e scheletrici al seguito, in un branco in continua crescita. Un generale, privo di ogni remora morale, se ne servirà nella conquista della Lang.
Ma sia il mago oscuro Ruberix, che l’ufficiale imperiale, dovranno fare i conti con i ricordi e i sentimenti che prepotentemente riaffiorano nella mente del giovane non-morto. E ben presto il loro maggior mezzo di conquista, potrebbe ribaltare la storia che sembrava già scritta di quelle terre.
Breve biografia autore: Stefano Menegotto è nato nell’ottobre del 1985, nella incantevole zona dei sette laghi, nel Varesotto. Dopo aver studiato come odontotecnico, ha cominciato a prestare attenzione a ben altri tipi di dentature: dalle zanne fameliche di orde di cani non-morti, alle cocenti fauci di infimi draghi, a bocche di armi che elargiscono morte e distruzione per i loro bersagli e gloria e conquista per i loro possessori. Creando un mondo Steam Fantasy unico e avvincente, tutto da scoprire.
Estratto:
Sussurrando al cuore maledetto, diede l’ordine al Lich Pent di attaccare. I cani sbucarono veloci dalla vegetazione. Dopo aver eliminato una milizia cittadina, la regia fu sempre la stessa, i cani sbranavano e sbudellavano persone che non avevano possibilità di difendersi, ma questa volta, quando ormai il villaggio aveva subito la prima parte dell’attacco, Ruberix si era addentrato al suo interno. Voleva assistere personalmente al dolore di quelle persone.
Fece strappare l’inferiate di un’abitazione, che con qualche strattone i cani la divelsero, facendo sbranare i suoi inquilini. Continuò a camminare per i vicoli del paesino, vide delle figure scure, ammantate dalla notte, a pochi metri da lui. Li vide accostarsi tutti tremanti all’angolo, di una casa. Erano una donna e una bambina.
Bastò solo sfiorare la tunica dove risedeva il cuore dannato, che la bestia con in sella il Lich balzò davanti al negromante, con il muso ringhiante puntato contro i due esseri umani. Minacciosamente si mosse verso di loro.
«Attaccali, sbranali, voglio sentire le loro grida.» Sussurrò Ruberix con un malvagio e sadico sorriso.
Il Lich e la sua cavalcatura esitarono per qualche istante.
«Attaccali!» Ordinò con un velo di sconcerto, e irritazione.
Pent si voltò di scatto verso il suo padrone, e aguzzino.
«Come?!…ma cosa… Ti stai ribellando a me?!»
Un piccolo cagnolino, questa volta vivo, si mise in mezzo agli aggressori e quelli che dovevano essere i suoi padroni, continuando ad abbaiare fastidiosamente. Ruberix, seccato, gli scagliò un dardo di ghiaccio, che infilzò il piccolo petto del cane, gettandolo a terra. L’animale guaì debolmente, mentre una pozza di sangue si espandeva da sotto di lui, prima di morire. Madre e figlia non riuscirono a soffocare un gemito.
«Muoviti, attacca!!», ordinò veemente Ruberix.
Il grosso cane non-morto ed il suo Lich non mossero un osso, limitandosi a guardare il negromante, il quale infilò la mano all’interno della tunica, estraendo il cuore nero-amaranto.
«Attacca!», gli intimò nuovamente.
Il Lich ebbe un mancamento, accasciandosi.
«Attacca!!», ribadì con rabbia Ruberix, circondando il cuore con un alone nero che fece accasciare Pent e la sua cavalcatura dal dolore.
«Attacca!» Il Lich, nonostante soffrisse, stringendo i denti resisteva all’ordine del suo padrone.
Il negromante rivolse una sequela di parole, all’importante pezzo di carne. Questo costrinse il suo Lich a muoversi, contro il suo volere. Pent cercò di opporre resistenza, ma un altro sussurro perentorio al cuore, sede della sua anima, lo fece avanzare.
Si avvicinò ai due esseri umani, che stando tutti rannicchiati gemevano e piangevano.
«No, ti prego.», lo supplicava disperata la madre.
Ora Pent sapeva cosa stesse facendo, e l’immagine di quella bambina che, un tempo era sua cugina, gli ripiombò in mente con una visione. Anche se avesse voluto, non avrebbe potuto opporsi ai comandi impartiti al cuore che custodiva la sua anima dannata. Dagli occhi gli sgorgarono delle lacrime nere, a qualche metro dalle sue vittime.
«Ti prego, ha solo sette anni», continuò a implorare pietà la madre, «ti prego.»
«P-perdo-nami.», riuscì a dire debolmente Pent.
In seguito, riecheggiarono le urla della donna e di sua figlia, colpevoli solo di abitare in quel paesino.
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